Uno dei comportamenti più diffusi nelle coppie è ora un reato grazie alla Cassazione, non si può fare perché si rischia grosso.
Purtroppo non tutte le relazioni sono basate sull’amore e rispetto reciproco. Ci sono coppie che attuano comportamenti che possono mancare di rispetto l’altro, molto spesso senza la consapevolezza dei danni che possono creare. A causa del legame affettivo diventa molto difficile riconoscere alcuni ”segnali”, che possono essere il preludio di un vero e proprio abuso.
Gli abusi non sono soltanto fisici e recentemente la Cassazione ha punito un uomo per aver messo in atto violenze di tipo psicologico nei confronti della propria compagna. Questo comportamento si pensava fino ad ora che fosse legale, ma gli ermellini hanno finalmente stabilito che non si potrà più fare ciò nei confronti del partner con una finalità ben precisa. L’uomo è stato punito pesantemente.
Sono dei comportamenti nella coppia che sono molto diffusi e che purtroppo vengono messi in atto da uno dei due partner, senza la consapevolezza che si tratta di un reato. Della violenza psicologica ancora si parla pochissimo, anche se le parole femminicidio e patriarcato ormai sono uso comune nei giornali o in televisione.
Spesso ad essa si associa la violenza fisica o sessuale, ma c’è anche un’altra forma di abuso che non conosciamo: il ricatto emotivo. La Cassazione ha punito un uomo per aver costretto la compagna a dargli dei soldi, minacciandola di lasciarla.
La donna aveva acconsentito per paura di interrompere la relazione, dando diverse quantità di denaro all’uomo. Questo comportamento è reato e si profila sotto il reato di estorsione. La condanna va dai 5 ai 10 anni con una multa dai 1.000 ai 4.000 euro. L’uomo, oggetto della sentenza numero 12633/2024 è stato condannato anche per atti persecutori nei confronti della compagna.
La donna così ha raccolto messaggi e altre prove per incastrare il suo compagno, allegandoli alla denuncia, mentre la difesa ha messo in evidenza che anche la donna usava parole forti. Però gli ermellini hanno rigettato ciò che sosteneva la difesa, perché nei messaggi c’erano pesanti offese, minacce di morte e disprezzo, mentre la donna era ridotta in sudditanza psicologica.
Dunque, secondo la Cassazione, i versamenti di denaro non erano stati il frutto di libera scelta della donna. Quest’ultima, terrorizzata, temeva di perdere il partner, poiché lui la ricattava dicendole che se non gli avesse dato soldi l’avrebbe lasciata.
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